Il progetto per la realizzazione di due nuovi centri di formazione professionale in Darfur (Sudan) è il vincitore del Premio Biennale di Pisa 2023. Due strutture, entrambe con edifici ZEB e NZEB in aree climaticamente complesse, all’insegna della modularità, riproducibilità, eco-semplicità e dell’inclusione sociale.
Menzioni speciali a Hawkins\Brown e a G124-Renzo Piano.
‘La città condivisa: l’architettura come strumento per nuovi equilibri sociali’ è il focus e il filo conduttore della V edizione della Biennale di Architettura di Pisa (13-29 ottobre 2023). Un tema che ha come obiettivo l’individuazione di alcune direttrici di ricerca sul ruolo fondamentale dell’architettura ai fini del riequilibrio sociale, attraverso il confronto con alcuni protagonisti della scena progettuale internazionale in grado di raccontare esperienze realizzate e visioni future, contribuendo all’elaborazione di nuovi modelli in grado di cogliere le trasformazioni in atto.
Un tema che ha chiamato a raccolta oltre 100 candidature da tutto il mondo e che ha visto nella proposta di TAMassociati l’esempio più significativo da premiare perché “particolarmente capace di affermare il ruolo basilare dell’architettura e degli ambienti di vita ai fini del riequilibrio sociale”, secondo la giuria.
L’importante riconoscimento rende merito a un filone di ricerca d’avanguardia condotto dal millennio scorso dallo studio italiano sui temi della progettazione di spazi, città ed edifici dal forte impatto sociale e dalla minima impronta ecologica, ritagliato sulle necessità, richieste, possibilità, risorse e capacità tecniche delle comunità locali.
Ciò, specialmente, in aree molto complesse, instabili e vulnerabili del pianeta.
Le due strutture cantierizzate in Darfur sono tasselli di un mosaico che rappresenta un modello di sviluppo per tutto il continente. Un modello inclusivo e partecipato da popolazione, autorità e istituzioni.
Replicabile, adattabile e perfezionabile in altri territori africani, la proposta di TAMassociati, come in interventi in altre aree continentali (Senegal, Ruanda e Togo per citarne alcuni) rappresenta una via africana all’eco-modernità, attenta a coniugare autogestione, tradizioni, paesaggio e tessuto sociale con le opportunità offerte dalla migliore progettazione internazionale in tema di strategie di mitigazione del cambiamento climatico e di sviluppo sociale a medio e lungo termine.