High tech e grandi strutture, tecnologie avanzate, ma anche concessioni alla tradizione. Cinquant’anni di professione di un protagonista italiano
La lettura della contemporaneità nell’architettura, il suo rapporto con la tecnologia, le sue ampie relazioni con il mondo produttivo e professionale si realizza oggi con varie modalità, articoli, saggi, presentazioni ... L’intervista rappresenta forse il mezzo più immediato, più diretto, più calato nella realtà. Nel corso degli anni, con le nostre “conversazioni” ci siamo relazionati con molte personalità, dalle archistar, cito solo Foster, Calatrava, Hadid, a importanti professionisti, non solo in Italia, agli emergenti. Oggi siamo con Tommaso Valle, personaggio che ha attraversato in maniera molto significativa diversi decenni nel fare architettura: molti decenni, diciamo più di quattro, in cui l’architettura (e il mondo) si sono profondamente trasformati.
Tuttora, Valle è di una vivacità intellettuale che mi piace sottolineare nel contesto “giovanilistico” che ci circonda. Nel 1957 ricostituisce lo Studio Valle, cui si uniscono, in un primo momento, il fratello Gilberto ed il padre Cesare, ormai libero dai precedenti impegni istituzionali, ed in seguito i figli e nipoti, Emanuela, Camilla, Cesare, Silvano, Gianluca e Gianluigi. Parallelamente una carriera universitaria, tra Roma e Pescara come Ordinario in varie discipline. L’insegnamento universitario è stato continuamente affiancato dall’attività professionale, dalla necessità di sperimentazione “sul campo” da cui discende l’immagine di un professionista “combattente”, determinato nell’intento di coniugare l’idea dell’opera architettonica al suo contenuto ed alla sua realizzazione attraverso la definizione di un esatto equilibrio tra forma, tecnologia e funzione.
L’opera di Valle è molto ampia e significativa, opere pubbliche, areoporti, strutture espositive e molto altro, come si leggerà di seguito. Ma se si dovesse tracciare un percorso teorico-evolutivo dell’architettura di Tommaso Valle si potrebbe affermare che, se gli anni ‘60 sono stati caratterizzati, data anche la tipologia degli edifici progettati, dalla rappresentatività dell’immagine e dalla qualità degli elementi simbolici impiegati, il decennio ‘70-‘80 ha visto nascere e sviluppare una ricerca tesa al raggiungimento di una forte espressività della tecnologia in architettura. Mi piace citare, in ultimo, Nikolaus Pevsner, che nel suo ‘Dizionario di Architettura’, nel 1980 scrive: “...oggi l’architettura italiana è caratterizzata da talenti di alto livello: Ponti, Albini, Figini e Pollini, Luigi Moretti, Ignazio Gardella, Tommaso Valle, Vittorio Gregotti, Marco Zanuso...”.