Padiglione Italia - EXPO 2015

Parlare senza ripetere un “già detto e scritto” in versioni multiple, generaliste e tecniche, del Padiglione Italia è quasi una sfida. Una sfida a individuare aspetti sottesi del progetto, squisitamente tecnologici e per questo meno comunicabili e meno appetibili delle componenti artistiche. Ricordiamo che partiamo dall’evocazione – imposta dal tema individuato per l’evento – dell’Albero della Vita che si traduce in una composizione volumetrica e in una texture che conduce fino alla foresta urbana, una foresta pietrificata al livello terra del progetto che si alleggerisce mano a mano rivestendo i volumi del vero e proprio percorso espositivo e delle funzioni ad esso connesse.
Si è detto come la pelle “ramificata”, evocativa del tema della natura ritrovata, vuole essere allo stesso tem-po evocazione della rete intesa come rete sociale e del network, intendendo la comunità come motore di energia e di vita, legati al tema generale “Nutrire il Pianeta, energia per la Vita”.
La geometria naturale e ‘disordinata’ della pelle è appositamente disegnata per l’edificio, ed evoca l’intreccio di rami che si ritrova in natura o in certe opere di arte informale, tra cui, quelle affascinanti dell’artista Giuliano Mauri. Ma questo è noto ai più.
Esaminiamo quanto presentato in occasione del concorso che ha visto l’aggiudicazione del vincitore lo scorso 19 aprile, punto di partenza su cui sarà poi impostato il progetto nella versione finale adesso in fase di elaborazione ma a noi utile per vederlo da un punto di vista diverso.
Per approfondire cosa c’è ... dietro la pelle del progetto vincitore oltre che per fare una fotografia di quanto elaborato per il concorso, abbiamo intervistato Francesco Giovine, Paolo e Giorgio Rigone, soci dello studio ABeC, consulente per gli aspetti di facade engineering del Padiglione Italia.
Pubblicato su Modulo 386, novembre/dicembre 2013