Sotto il profilo mediatico, di diffusione dell’informazione,
ogni post terremoto si assomiglia: in sintesi tutto “si
sapeva” prima e nulla “si era fatto” e “massima innovazione
e rapidità d’intervento” si pianificano sempre per la
fase ricostruttiva.
Assurgono, con malcelato disagio, a estemporanea notorietà gli
ingegneri (solitamente poco popolari e talvolta anche “scomodi”),
i produttori di tecnologie antisismiche ad alta prestazione,
i normatori e legislatori (sconosciuti).
Si parla di prevenzione e di
investimenti, di complessità geologica e dei beni artistici e culturali
(leggi architettonici) del Paese Italia.
Poi … poco o nulla accade.
Fino al terremoto successivo.
Questa nota vuole mettere in guardia, senza tecnicismi, da una
normativa che non riesce ad assicurare interventi sempre virtuosi.
Si rivolge ai progettisti e alle imprese che costruiscono e ristrutturano
nel quotidiano - edilizia civile, industriale e storica -, nonché
ai responsabili amministrativi, che operano su un costruito già
fragile e che rimane fragile. Si intende stimolare l’aggiornamento e la conoscenza dei temi specifici, con l’obiettivo di qualificare l’azione di ogni singolo
progettista, di ogni impresa, di ogni consulente per poter trasformare davvero lo
scenario del prossimo terremoto che verrà.