APPLICAZIONE DEL “RIGENERATO” CONCETTO DI SMART VILLAGE nel territorio mediterraneo costiero

Il tema qui affrontato vuole fornire una panoramica di come i piccoli centri abitati nei variegati territori del Pianeta abbiano sempre più un ruolo importante per il futuro sviluppo sostenibile, di come ovunque si stiano studiando e sperimentando strategie per trasformarli in piccoli nuclei abitativi con un alto grado di vivibilità e benessere e di come, grazie a soluzioni innovative, si possano eliminare le loro debolezze, trasformandoli in “Smart Village”.
Al fine di “giustificare” la trattazione di questo argomento, si ricorda che per esempio in Europa i piccoli borghi ospitano circa 137 milioni di persone, ossia quasi il 30 % della popolazione e occupano oltre l’80% del territorio dell’UE; questo se si considerano tutti i Comuni con un numero basso di abitanti (minore di 5000) e/o una densità demografica scarsa (minore di 300 abitanti per km2), ossia quelle che vengono definite zone rurali (Figura 1).
Il concetto di Smart Village è diversificato in base al contesto territoriale in cui si declina; ma cos’è uno Smart Village?
Non è possibile fornire una definizione univoca, proprio perché attualmente la sua denominazione è usata in tutto il Mondo con significati diversi, dipendenti dalle problematiche sociali, dagli obiettivi individuati e dalle difficoltà incontrate da ogni singola comunità, ma il nostro interesse si focalizza sul contesto europeo. Le origini del concetto di Smart Village sono piuttosto recenti e collegate da una parte al concetto di sviluppo rurale, dall’altra al concetto di Smart City, e da qui si vuole partire.
Il concetto di Smart City si è sviluppato tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI (Albino et al, 2015; Lytras M.D and Visvizi A.,2020) e via via ha sempre acquisito più importanza grazie anche a una serie di iniziative; nel caso dell’Europa, contesto di nostro maggiore interesse, è stata così definito: “Una Smart City è un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti grazie all’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle sue imprese. Una città intelligente va oltre l’uso delle tecnologie digitali per un migliore utilizzo delle risorse e una riduzione delle emissioni.
Significa reti di trasporto urbano più intelligenti, strutture di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti migliorate e modi più efficienti di illuminare e riscaldare gli edifici. Significa anche un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva, spazi pubblici più sicuri e la possibilità di soddisfare le esigenze di una popolazione che invecchia” (Smart cities - Commissione europea (europa.eu)).
Questa è la definizione contemporanea di una smart city, una definizione matura, evoluta, che comprende molteplici ambiti di azione e dove l’ICT (Information and Communications Technology) viene usato come strumento e non come fine delle azioni progettate. Nonostante le molteplici differenze tra città e città nei diversi continenti, infatti, negli ultimi decenni è stato possibile sviluppare azioni per linee comuni di intervento che, insieme a una visione strategica pianificata e connessa alla capacità di leggere le potenzialità dei territori, hanno permesso di ripensare la città per renderla più vivibile e resiliente.
Queste azioni nel tempo sono aumentate ed evolute passando da considerare i soli ambiti legati all’innovazione digitale a una visione che possa considerare molteplici aspetti correlati allo sviluppo sostenibile e al concetto di resilienza delle nostre Società attuali e future (C.X. Hui et al., 2023).
All’inizio del ragionamento qui condiviso, oltre a ritrovare le origini dello Smart Village nel concetto di Smart City, si è anche citato la posizione importante del significato di “sviluppo delle aree rurali”. Anche in questo caso la sua declinazione contemporanea è il risultato di un’evoluzione, partita a metà del XX secolo (Wesseler J., 2019). Nel corso della recente storia, infatti, le sfide nelle aree rurali sono state affrontate, promosse e persino create dalle politiche dell’UE. Alla fine degli anni ‘50, quando è stata introdotta la PAC (Politica Agricola Comune), questa tipologia di territorio era caratterizzata da abbondante forza lavoro agricola e da un basso livello di modernizzazione, produttività e redditività.
L’istituzione dei mercati comuni, con prezzi agricoli piuttosto stabili ed elevati, ha presto alleviato questi problemi socioeconomici, ma fino agli anni Ottanta ha portato anche a un graduale aumento delle eccedenze agricole dovute principalmente a un miglioramento della tecnologia e delle conoscenze. Altro elemento di complessità è stata la nascita e la sempre maggiore importanza data alle questioni ambientali che hanno acutizzato l’attenzione verso il controllo della qualità delle aziende e dei territori europei, per esempio, rispetto all’inquinamento delle acque o alla perdita di biodiversità agricola. Queste preoccupazioni ambientali sono entrate nell’agenda comunitaria negli anni ‘80, sono state inserite nelle misure politiche negli anni ‘90 e sono state ampliate per promuovere l’uso sostenibile delle risorse naturali negli anni 2000. Con l’inizio del XXI secolo, il portafoglio di strutture e contesti rurali dell’UE è diventato un mosaico, in cui da una parte le preoccupazioni economiche, sociali, ambientali e culturali si sono manifestate in modi molto diversi; dall’altra, il ruolo sociale delle aree rurali si è evoluto, in termini soprattutto di forza lavoro, materie prime e conseguenti diversificazioni di azioni economiche che ha creato un nuovo loro significato e potenziale, nell’era del cambiamento climatico, della bioeconomia e della sostenibilità.
Molte aree rurali sono passate da zone di produzione ad aree di consumo che ospitano il turismo, il pendolarismo, la cura del verde e molti tipi di attività per il tempo libero.
Questa evoluzione e attuale complessità delle aree rurali sono da considerarsi il contesto per comprendere l’attuale “Visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE entroil 2040” (https://ec.europa.eu/enrd/enrd-thematic-work/long-term-rural-vision/long-term-rural-vision-portal_it.html).
Essa contiene in parte gli obiettivi del nuovo PAC 2021-2027 (La PAC in sintesi - Commissione europea (europa.eu)) e in parte obiettivi più a lungo termine che indicano anche quali devono e dovranno essere i traguardi per i piccoli borghi nel prossimo futuro, o in altre parole, i prossimi futuri Smart Village europei. In particolare, nella Comunicazione finale sulla visione 2040 sono stati evidenziati i seguenti quattro ambiti di intervento complementari: zone rurali forti, connesse, resilienti e prospere (Figura 2).

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Pubblicato su Modulo 447 - Febbraio 2024