Il 2018 è stato un anno intenso per l’architettura, segnato da importanti inaugurazioni nazionali e internazionali capaci di fondere insieme moderne tecnologie costruttive, sostenibilità ambientale, natura, arte e storia. Nuove realizzazioni ma anche interventi di recupero e rigenerazione che raccontano come sia importante oltre all’innovazione ripartire dall’esistente.
Proprio dal recupero sono nati progetti come il romano Rhinoceros, firmato da Atelier Jean Nouvel, un intervento voluto dalla “Fondazione Alda Fendi – Esperimenti” per promuovere e produrre esperimenti artistici multimediali all’interno di un complesso che comprende oltre a una serie di spazi espositivi e culturali anche delle residenze, il Coal Drops Yard di Heatherwick Studio, inaugurato lo scorso autunno a Londra, il nuovo edificio milanese di via Chiese 74, sede dell’azienda energetica francese Engie di Park Associati e l’Hotel Schgaguler di Peter Pichler Architecture.
Se Jean Nouvel instaura un dialogo intenso con la memoria del luogo, lasciando volutamente visibile ogni intervento attuato per creare un nuovo strato di sedimentazione storica, Heatherwick presenta un progetto meno nostalgico e più iconico, che strizza l’occhio ai numerosi interventi che ambiscono a diventare landmark urbani. A trasformare i due edifici ferroviari di epoca vittoriana in nuovo shopping mall, infatti, è l’inserimento di nuovi elementi che non solo contribuiscono funzionalmente al miglioramento dei percorsi e alla generazione di nuovi spazi sociali ma che assumono anche un vero e proprio carattere iconico.
Park Associati e Peter Pichler Architecture, invece, nei loro progetti hanno immaginato un ripensamento radicale dell’edificio che ha salvaguardato in entrambi i casi esclusivamente la precedente struttura portante. Se per l’Engie Headquarter il progetto si è concentrato in particolare sulla nuova facciata dove a un primo livello in doppio vetro camera strutturato ne è stato sovrapposto un secondo delineato da imbotti orizzontali e verticali in alluminio anodizzato aggettanti, atti a frammentare la dimensione dell’edificio, per l’Hotel Schgaguler ha portato invece a una interpretazione contemporanea dello stile alpino e degli elementi vernacolari che la caratterizzano, come il tipico tetto a doppia falda inclinato, con il linguaggio minimale ed essenziale di Pichler.
Non sono mancati sulla scena anche i grandi progetti di rigenerazione urbana: protagoniste in questo campo sono state le strutture culturali che hanno permesso di creare nuove destinazioni pubbliche capaci di dialogare con il tessuto cittadino circostante. È questo il caso del Victoria & Albert Museum di Dundee firmato dallo studio giapponese Kengo Kuma and Associates che, con le sue facciate scolpite e frastagliate a ricordare le scogliere nordiche, si inserisce nel più ampio piano per la riqualificazione del waterfront configurandosi come nuovo elemento di connessione tra il tessuto urbano e l’estuario del fiume Tay. Segue lo stesso esempio anche il nuovo M9 di Mestre, recentemente completato da Sauerbruch Hutton, un museo interamente dedicato al Novecento che propone un format nel quale cultura multimediale, architettura sostenibile, tecnologia, servizi per i cittadini e forme innovative di commercio viaggiano sullo stesso binario per generare occupazione, crescita e benessere per la collettività, proseguendo l’ambiziosa e impegnativa operazione di rigenerazione urbana della città.
Sempre tra le strutture culturali hanno lasciato il segno anche la Central Library di Calgary, firmata dallo studio norvegese Snøhetta in collaborazione con i canadesi di DIALOG che, completamente rivestita da un pattern esagonale in vetro e alluminio, incorpora la linea della metropolitana leggera riconnettendo due parti della città, o la James Simon Galerie, nuovo ingresso all’Isola dei Musei di Berlino, un edificio-luogo, come lo ha definito il suo architetto, David Chipperfield, che completa l’ensemble tra il canale di Kupfergraben e il fronte sud-occidentale del Neues Museum. Quest’ultima, che verrà ufficialmente aperta al pubblico quest’estate, si propone come struttura capace di incorporare servizi e spazi espositivi e di riorganizzare, a una scala più ampia, le relazioni urbane e l’accessibilità all’interno dell’Isola dei Musei fondendo in un unico linguaggio architettonico richiami a Schinkel, Stüler e ad altri architetti coinvolti nella creazione di questo polo culturale.
Interessante anche la Fabbrica Giardino di Arezzo, firmata da Canali Associati per il Gruppo Prada, che si presenta come punto d’incontro tra architettura e paesaggio. La natura, infatti, non è esibita come mera decorazione ma piuttosto come condizione essenziale per il benessere delle persone che vi lavorano. Sulla stessa scia il progetto parmense per il Davines Headquarters di Matteo Thun & Partners che ruota intorno ai temi del benessere e della sostenibilità. A caratterizzarlo, infatti, oltre alla struttura che combina insieme volumi innovativi e forme rurali tradizionali, è anche l’imponente giardino che lo circonda e le importanti strategie sostenibili attuate tali da soddisfare completamente il fabbisogno energetico del complesso.