L’insediamento di Lio Piccolo si protrasse senza importanti trasformazioni fino al Novecento, ma dopo il 1950 iniziò
il lento declino che lo accompagnò ad un lento ma inesorabile abbandono. Nonostante ciò negli anni ’50 fu costruito,
proprio di fronte a Palazzo Baldù, un piccolo edficio dalla volumetria compatta destinato ad ospitare la scuola materna
del borgo. Un edificio funzionale, privo di aprticolari valenze artistiche, ma presto diventato elemento importante
per la vita della comunità. La progressiva diminuzione della popolazione residente portò purtroppo al suo progressivo
abbandono con la chiusura definitiva negli anni ’80.
Da allora nulla si mosse fino al 2008 quando l’Amministrazione
Comunale di Cavallino Treporti avviò un primo intervento di recupero sul piano terra dell’edificio che ha permesso
di restituire l’agibilità degli spazi, finalizzata alla successiva destinazione a spazio espositivo per preziosi reperti archeologici
rinvenuti nel territorio. Contestualmente tale intervento aveva previsto anche la messa in sicurezza ed il
restauro completo della Chiesa di Santa Maria della Neve e del campanile.
Arriviamo così ai giorni nostri quando viene deciso un intervento di qualificazione organico finalizzato a restituire
piena funzionalità all’intero edificio, intervenendo a completamento di quanto fatto, ma soprattutto sul primo livello,
totalmente inadeguato a ospitare la sede delle associazioni locali.
Al piano terra l’edificio ospita oggi un moderno spazio espositivo, mentre nella definizione degli ambienti al primo
piano, si è poi pensato di ricavare due piccole aule per le associazioni ed un ambiente più grande destinato a sala
conferenze per complessivi 90 mq.
Ambienti restituiti alla comunità, spazi di condivisione e confronto, luoghi nei
quali rinnovare la memoria attraverso la valorizzazione delle identità e delle specificità del territorio, come conferma
l’Arch. Elvio Tuis, R.U.P. del progetto: “Volevamo restituire l’edificio alla comunità che aveva bisogno di nuovi spazi da
dedicare a funzioni specifiche, ma anche di ripristinare un simbolo della storia di questo luogo. L’edificio era in cattive condizione
e assolutamente inadeguato ad ospitare le nuove funzioni e l’intervento si presentava quindi piuttosto complesso” .
L’edificio prima dell’intervento
presentava infatti numerosi
problemi legati all’inadeguatezza
degli spazi, agli impianti obsoleti
e completamente da ripensare ed
al pessimo stato della copertura
oltre all’involucro assolutamente
da riqualificare, sia per quanto
riguarda le parti piene, sia per le
aperture. Insomma un bilancio
generale delle condizioni piuttosto
complesso che necessitava
di un intervento organico, sia per
quanto riguarda le parti strutturali
e funzionali, sia per ripristinare
un’immagine adeguata
dell’edificio.
“L’intervento ha riguardato il piccolo edificio
nel suo complesso – prosegue l’Arch.
Tuis - e abbiamo lavorato su molti fronti.
Al piano terra abbiamo completato la dotazione
di spazi di pertinenza del Museo,
realizzando i servizi igienici e le rampe
d’accesso per i disabili. Abbiamo poi rinforzato
il solaio del primo livello con l’impiego
di travi metalliche che assicurassero stabilità
e sicurezza. Al primo piano abbiamo
rifatto tutti i massetti, rimosso le partizioni
preesistenti e ricostruito i tramezzi con
sistemi di partizione leggere a secco. Abbiamo
inoltre riprogettato completamente
tutti gli impianti inserendo la tecnologia a
pompe di calore per riscaldamento e raffreddamento,
abbiamo sostituito i serramenti
esistenti con una soluzione tecnologicamente
più funzionale e performante
e predisposto il cappotto termico per tutto
l’edificio. Operazioni necessarie per poter
dare una nuova spinta alla memoria di
questi luoghi”.
Il fondamentale recupero della copertura
Per quanto riguarda la copertura l’intervento aveva l’obiettivo di ripristinarne la perfetta funzionalità e di preservare
allo stesso tempo l’immagine estetica originale. Lo stato di fatto era quello di un manto di copertura in cattive condizioni
e molto disgregato, con coppi mancanti o completamente rotti, l’assoluta assenza di impermeabilizzazione
ed una struttura primaria che aveva bisogno di un sostegno adeguato e puntuale per sopportare il nuovo carico.
Era
per questo necessario intervenire in modo organico sull’intero pacchetto, a partire dalla splendida struttura lignea
esistente, come conferma il Geom. Enrico Simionato, titolare dell’impresa Boato Costruzioni che ha eseguito tutti
i lavori sull’ex scuola materna di Lio Piccolo: “Abbiamo ricostruito integralmente la capriata lignea sostituendo quella
esistente, ma mantenendone il disegno e le geometrie di quella originale. La nuova struttura primaria in legno è stata
lasciata a vista per quanto riguarda l’ambiente più grande, la sala conferenze, mentre è stata controsoffittata nelle due
stanze più piccole. Sopra la struttura portante è stato posato un nuovo tavolato in legno multistrato, sopra il quale è stato
steso l’isolante e la guaina impermeabilizzante. Infine il nuovo pacchetto di copertura è stato completato con l’impiego
del sistema AERcoppo® che ha consentito la posa di nuovi coppi, perché è risultato impossibile recuperare gli elementi
esistenti in quanto troppo danneggiati”.
Proprio per la definizione e la realizzazione dell’ultimo strato della copertura il contributo dell’impresa è stato fondamentale
sia in fase di scelta che, ovviamente, in fase di esecuzione.
“In accordo con il RUP e il progettista, abbiamo deciso di proporre una variante rispetto alla soluzione classica di posa dei
coppi con malta, che era stata inizialmente prevista – prosegue Simionato - Abbiamo scelto il sistema AERcoppo® perché
ci serviva una soluzione leggera, veloce da posare e che garantisse una ventilazione della copertura per aumentare in
comfort della sala conferenze. Le nostre perplessità iniziali non erano dovute al sistema, che sapevamo poteva funzionare
perché l’avevamo già visionato in un altro cantiere, ma alla tenuta nel tempo dell’ancoraggio dei coppi”.
La garanzia assicurata da AERtetto ha
definitivamente convinto tutti gli attori
coinvolti nell’intervento e si è così passati
alle operazioni di posa, così sintetizzate
da Simionato: “Come sempre accade
quando si utilizza una nuova tecnologia è
necessario un momento di formazione sul
campo. In particolare solo lavorando con
la nuova soluzione abbiamo potuto verificare
l’adattabilità del sistema alle diverse
geometrie della falda. Nel nostro caso la
geometria del tetto era piuttosto semplice
e non presentava forti pendenze. Ci
è quindi servito un po’ di tempo per mettere
a punto una procedura che ci permettesse
di velocizzare le operazioni, ma
direi che ci siamo riusciti. Il sistema si è
infatti rivelato facile da montare e perfetto
per il nostro progetto.
La possibilità di non
forare la membrana impermeabilizzante è
sicuramente una delle caratteristiche del
sistema che abbiamo maggiormente apprezzato”.
Oggi uno degli edifici simbolo di Lio Piccolo è perfettamente utilizzato per le funzioni previste e rappresenta una bella
storia di attenzione al contesto e capacità di guardare avanti senza dimenticare la memoria, come sottolinea in conclusione
l ’Arch. Tuis: “I lavori sono stati completati lo scorso Dicembre (2017) e nel complesso siamo molto soddisfatti.
Ora si tratterà di verificare la bontà delle scelte progettuali a lunga scadenza e come più in generale l’edificio risponderà
alle reali esigenze di chi lo vive quotidianamente. Siamo molto contenti di aver restituito a Lio Piccolo un pezzo della sua
storia recente perché solo in questo modo possiamo sperare di non dimenticarla”.