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Progetto CMR: intervista a Massimo Roj

Modulo.net: Parlate di sei “dipartimenti” per descrivere la complessa articolazione del vostro studio. Come sono integrate le differenti competenze professionali?  Con quali dipartimenti nasce la vostra attività? 
Massimo Roj: L’esperienza mutuata in territorio anglosassone ha fortemente orientato la definizione e l’orientamento dello studio professionale sin dai suoi inizi. In Inghilterra l’integrazione tra competenze era una prassi consueta; qui in Italia, invece, il coordinamento di qualifiche diverse sembrava essere ancora un terreno ben poco esplorato: questo ci ha permesso di introdurre una dinamica assolutamente innovativa, che è risultata da subito una soluzione vincente. Prendendo atto della legge 626 del 1994 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, Progetto CMR ha sviluppato da subito un dipartimento adeguato, associandolo ad una sezione tecnico-normativa dedicata alla progettazione degli impianti. Si sono aggiunti, a distanza di un paio di anni, i dipartimenti di ingegneria, industrial design, process management e ricerca e sviluppo. 
Modulo.net:“Less ego more eco” è lo slogan che utilizzate per classificare la vostra produzione e la vostra mission. Può spigarci meglio questo motto? 
Massimo Roj: Il motto, nato durante una conferenza a Shanghai, può essere interpretato secondo modalità differenti: da un lato la necessità pervasiva di una visione globale, ad ampio respiro, richiede con insistenza un approccio meno egoistico e più collettivo, che si spinga dalla creazione di un ambiente di lavoro sino agli spazi urbani, alla città; dall’altro lato lo slogan può essere inteso come una critica verso l’individualismo stilistico sempre più accentuato a causa dell’impiego di nuove tecnologie e software, provocando l’addizione nelle città di una serie di elementi unici, privi di relazione reciproca.
Modulo.net:“Ecologicamente compatibili ed economicamente sostenibili”: quali sono le strategie messe in atto per il raggiungimento dei vostri obiettivi? 
Massimo Roj: La prima volontà del progetto è quella di soddisfare la committenza e questo avviene anche dal punto di vista economico. La sostenibilità in termini monetari è un requisito indispensabile per la buona riuscita del progetto e in questo senso operiamo sin dall’inizio tramite il cosidetto “process management”, che ci consente un controllo preciso di tempi, costi e qualità. La sostenibilità economica inoltre, ora come ora, non esclude che si debba rinunciare ad alcuna strategia ambientale: il costo di prodotti edili prestazionali ed efficienti è a tutti gli effetti pari agli altri in commercio. Le questioni in merito possono essere dunque gestite in modo assolutamente complementare e dare così luogo ad un risultato complessivo. 
Modulo.net: Come impostate il rapporto con le aziende affinché collaborino all’innovazione del progetto? 
Massimo Roj: Collaboriamo attivamente con le aziende affinché sia possibile sviluppare un prodotto assolutamente adeguato al progetto ed altamente prestazionale. Questo è avvenuto, per esempio, nel “Nuovo Centro direzionale Garibaldi”: i moduli obliqui dei serramenti di facciata sono stati appositamente messi a punto grazie al sostegno della società che si è occupata della loro fornitura.  Si tratta di un rapporto né monodirezionale né statico: le competenze reciproche si confrontano intorno ad un tema tale da innescare processi di rinnovamento. Con alcune realtà produttive  si avvia poi un rapporto collaborativo e duraturo. 
Modulo.net: La globalizzazione ha offerto nuove opportunità di lavoro nel mondo. In pochi anni avete aperto nuove sedi a Roma, Atene, Barcellona, Istanbul, Pechino, Tianjin, San Paolo. Esiste un comune denominatore in un contesto territoriale così allargato? Come vi muovete al di fuori dei confini italiani? 
Massimo Roj: Sin dalla sua fondazione, Progetto CMR è stato orientato alla creazione di una metodologia di lavoro ben delineata che consentisse il raggiungimento degli obiettivi. Un atteggiamento simile può essere alla base della progettazione in un qualsiasi contesto territoriale o sociale, determinando una sorta di costante, una regola di approccio alla questione architettonica, alla costruzione. La metodologia non impone, in ogni caso, un identico risultato ma, al contrario, può declinarsi a seconda delle realtà e quindi influenzare le scelte relative ai materiali, alle strategie climatiche, alle tipologie del luogo. Questo è quello che perseguiamo: una prassi concettuale che sappia conformarsi ed interpretare il contesto, il sito in cui si inserirà il nuovo manufatto. Dalla Cina, all’India, alla Turchia, sino a Milano.
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