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16 febbraio 2018

MILANO APERTA, la mostra organizzata da Scandurra Studio

Inaugura a Milano il 20 febbraio il secondo appuntamento della mostra MILANO APERTA sul tema dell’architettura milanese dal dopoguerra al boom economico.
MILANO APERTA, organizzata da Scandurra Studio con URBANFILE, nasce come una trilogia di mostre dedicata all’architettura milanese dal primo dopoguerra al boom economico. Lo scenario è Paleocapa 7, edificio costruito alla fine degli anni ‘40 dall’architetto Pietro Lingeri.

L’occasione è l’inaugurazione del progetto di intervento sul palazzo
esistente ad opera di Scandurra Studio Architettura, che ha voluto dare nuova luce alla struttura, rendendola uno spazio aperto sulla città. Il progetto infatti, oltre ad intervenire sulla facciata esterna, dà vita al giardino interno e introduce una “piazzetta metafisica”, così definita dallo stesso Alessandro Scandurra, che accoglie i passanti sul percorso pubblico che percorre il viale della Triennale.

Proprio questo desiderio di apertura ha ispirato il tema della mostra organizzata da Alessandro Scandurra e sviluppata attraverso la voce di URBANFILE. Sono state selezionate alcune fotografie che raccontano la trasformazione di noti o meno noti edifici milanesi di grande valore architettonico. La scelta di affiancare immagini storiche e immagini attuali vuole essere un’illustrazione del percorso di vita degli edifici, dal cantiere all’utilizzo, e dell’evoluzione del contesto fisico, urbano e storico. Mentre la città cresce e si modifica, cambia anche il rapporto tra edificio, contesto e soprattutto la vita e il vissuto degli spazi nel tempo. Si tratta di una lettura lasciata a chi quotidianamente vive ed osserva la città: in questo modo URBANFILE dà voce ad un gruppo di cittadini che autonomamente vive ed osserva la propria città, innescando un movimento virtuoso di partecipazione urbana. 

Nel secondo episodio di questa trilogia, URBANFILE racconta il periodo subito dopo la Seconda Guerra Mondiale: Milano esce dal più grande conflitto mondiale completamente distrutta e si ritrova, a partire dal 1945 fino al decennio successivo, investita da una mobilitazione per l'opera di ricostruzione, che riguarda l'intero Paese. Si tratta di interventi urbanistici e architettonici che hanno come obbiettivo uno spirito rinnovato, populista, incentrato sullo sforzo sociale di rinascita dalla guerra, che rinuncia alle forme magniloquenti del regime. In questo contesto trovano spazio diverse generazioni di progettisti come Piero Bottoni, Luigi Moretti, Vico Magistretti, Armin Mieli, Pietro Lingeri e Gigi Ghò esposti all’interno della mostra, con un focus sugli edifici alti e a torre, che disegnano lo skyline e il tessuto urbano milanese dell'epoca.

Mentre la città cresce e gli edifici salgono in altezza, diventa protagonista il mezzo di trasporto verticale delle metropoli: l’ascensore. Parte strutturale dell’edificio, strumento di lavoro, ma anche luogo d’incontro e fantastica porta per altre dimensioni, l’ascensore è spesso stato soggetto dell’immaginario collettivo. Una tecnologia che festeggia oggi il suo 160° compleanno; mentre è proprio nel dopoguerra, tra il 1950 e il 1960, che si sviluppa l’industria dell’ascensore in Italia, uno degli esempi di maggior successo dell’imprenditoria nostrana. Insieme a Milano Aperta, Paleocapa 7 apre le sue porte, comprese quelle dell’ascensore, ad una retrospettiva sul mezzo di trasporto verticale per eccellenza con un racconto, curato da URBANFILE con il supporto di KONE, che è un vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo.
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