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In progress: The Shard di Renzo Piano

Diretto antagonista del capolavoro da cartolina di Norman Foster, The Shard fronteggia "The Gherkin" sull’altra sponda del Tamigi; il celebre “Cetriolo”, per tradurre il soprannome affibbiato alla più nota realizzazione su suolo londinese, si erge a breve distanza in linea d’aria dal nascente frammento firmato Renzo Piano. Potrebbe divertire e sembrare ridicolo fare riferimento ai nomignoli delle due architetture, ma il tono ed i termini del discorso non vogliono implicare nessuna sfumatura spregevole o una volontà critica. I landmark, come è evidente dai loro stessi epiteti, sono due edifici con carattere contrastante, antitetico, due icone tali da contribuire entrambe alla definizione di uno skyline composito ed articolato. E lo skyline citato inizia a delinearsi con grande chiarezza proprio ora che il grattacielo al numero 32 della London Bridge Street è in fase avanzata di cantiere. Da un lato, nell’opera del Sir britannico, una entasis di reminiscenza classica, un profilo convesso nel quale si trovano a coincidere involucro ed apparato strutturale; dall’altro una forma simile ad una scheggia, un cuneo conficcato nella corporeità plumbea del cielo nella capitale del Regno Unito. I 230 metri del The Shard, suddivisi nei 72 livelli programmatici, sono quasi raggiunti: al nucleo strutturale si aggrappano man mano i solai decrescenti per dimensione, concretizzando la forma piramidale del grattacielo adiacente al London Bridge. Nocciolo in calcestruzzo armato, solette realizzate con la medesima tecnologia: a rivestire l’intelaiatura interna, in parte ancora in vista, avanza l’involucro esterno in vetro. Le lastre sono inclinate nel tentativo di intercettare i differenti piani che salgono incessantemente, guadagnando ogni giorno un gradino in più, un metro verso i 305 della vetta quasi glaciale di questa montagna trasparente. Il frammento di Renzo Piano dovrà cercare di aggiudicarsi un benvolere piuttosto difficoltoso se si pensa che la torre di Norman Foster è stata eletta nel 2006 come “l’edificio più ammirato del mondo”. Ma forse, questa, è solo una competizione inutile se si considera che entrambe le realizzazioni sono singolarità: uniche ed eccellenti.
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