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24 gennaio 2013

Progettare i luoghi senza barriere

Oggi, rispetto al tema dell’accessibilità e del benessere ambientale, si registra una generale e accresciuta sensibilità, ma occorre investire ancora molto, anche sul versante culturale, non solo per recuperare il ritardo che si è registrato nel nostro Paese (sono quarant’anni che si parla di accessibilità e barriere architettoniche) ma soprattutto per cogliere e valorizzare le nuove domande che scaturiscono da una maggiore attenzione e sensibilità alla qualità della vita e alla vivibilità dell’ambiente.
Tuttavia occorre rimarcare come tale compito, derivato da esplicite e vincolanti disposizioni normative emesse a livello sia nazionale che regionale, resti ancora molto lontano dalla sensibilità diffusa di amministratori, tecnici, progettisti e cittadini. Non solo, si assiste spesso a nuove realizzazioni ancora prive delle minimali caratteristiche di accessibilità.
Il concetto di accessibilità diffusa, basata sulla considerazione che rendere accessibili spazi e strutture pubbliche non vuol dire solamente abbattere le barriere architettoniche che impediscono l’accesso ai disabili, ma più estesamente significa migliorare la fruibilità di tali spazi per chiunque, è ancora oggi così lontano dalla cultura progettuale nel nostro Paese. Abbiamo infatti bisogno di una città il meno discriminante possibile, costituita da cittadini consapevoli di una presenza, largamente rappresentata, di soggetti anziani, donne e bambini, tutti e tutte portatori di differenti disabilità ma con pari diritti, quindi una “città tollerante” che ripropone la reciprocità del rispetto come base del rapporto umano. Questo il messaggio veicolato dal manuale “Progettare i luoghi senza barriere” di Leris Fantini, edito da Maggioli, che vuole porsi come guida pratica per i professionisti del settore.