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Cronache di una mostra: "Italians do it better #3" allo Spazio FMG

Sull’indiscutibile primato del mondo gastronomico italiano siamo tutti d’accordo. L’Italia è squisita a tutti i livelli, sempre e comunque, a Milano, Torino, Napoli e poi ancora a New York, Londra, Parigi. Ovunque l’opinione pubblica è ben disposta a testimoniare le eccellenze gourmet del nostro bel paese; e la nostra tradizione culinaria è così vasta e articolata che nemmeno un cittadino nativo saprebbe elencare tutte le prelibatezze. E poi ancora i vini, la moda, le macchine. Tanto che i dati citati sono sufficienti a sopraffare ogni altro settore che per poter appassionare o attrarre la folla deve sgomitare con determinazione e costanza. L’esperienza e la creatività italiana sembrano tuttavia essersi aperti uno spiraglio anche nel mondo esagitato e complesso dell’architettura. Qui ogni conquista è letteralmente un bagno di sudore, una sforzo ed un impegno moltiplicato alla potenza se si pensa che sul nostro stesso suolo le maggiori commesse vengono affidate ad archistar estere. Eppure, anche se poche, le testimoniane italiane di architettura al fuori dai confini politici nazionali sono notevoli e apprezzabili. Luca Molinari e Simona Galateo ne hanno appena raccolte quattro nella mostra intitolata “Italians do it better #3”, uno slogan che ricalca la boutade della cantante pop Madonna, desemantizzandolo e trasferendolo all’ambito virtuoso dell’edilizia. Un quartetto di progetti esemplari , che si distinguono nell’ambito artistico, istituzionale e sociale, animano lo Spazio FMG Per L’Architettura. Rincuora tornare a vedere il Made in Italy, le intestazioni che riportano i nomi delle realizzazioni e gli studi italiani impegnati: il MOKAK, Museo di Arte Contemporanea a Cracovia di Claudio Nardi Architects con Leonardo Maria Proli; l’Headquarter per il Ministero degli Interni e La Polizia di Stato a Tiblisi, Georgia, di Michele De Lucchi, Freyrie & Pestalozza, la Scuola elementare Maria Grazia Cutuli di 2A + P/A, Ma0/Emmeazero , Mario Cutuli Architetto, e Ian+; infine ARCò con la loro Scuola di Gomme. I video scorrono raccontando le architetture esposte nel piccolo spazio di via Bergognone 27 di proprietà della Iris Ceramica ed FMG Fabbrica Marmi e Graniti, mentre immagini e modelli completano il corredo della documentazione presentata. Ritornare in quel luogo per immergersi nel dibattito culturale, seguire i filmati, indagare i plastici in ogni loro angolazione, è entusiasmante e quasi consolatorio. E ancora possibile, se volete: la mostra rimarrà aperta fino al 25 marzo 2011.
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